Onorevoli Colleghi! - La produzione e la lavorazione dell'amianto sono state bandite a seguito dell'entrata in vigore della legge 27 marzo 1992, n. 257; nondimeno, a distanza di sedici anni, non c'è ancora completa contezza del numero di lavoratori addetti negli anni a tale attività. Nel mare magnum degli esposti all'amianto, a favore dei quali sono state introdotte norme di risarcimento anche nell'ultima finanziaria (legge 24 dicembre 2007, n. 244), riteniamo necessario un intervento normativo per uno specifico comparto: quello dei lavoratori del Ministero della difesa. Si sono susseguite varie indagini tese ad accertare le responsabilità dei comandi dell'Esercito italiano, della Marina o dell'Aeronautica militari nella lavorazione di questa fibra cancerogena e mutagena nonché dell'abbandono della stessa. Basti citare le indagini delle procure della Repubblica militari di La Spezia e di Padova, dalle quali si evince che l'amianto esisteva nelle strutture militari ben oltre l'anno 1995.
      Dalla nostra personale esperienza possiamo testimoniare la gravissima situazione dell'Arsenale militare di Taranto. Questa stazione militare, inaugurata nel 1889, utile ad assicurare il supporto e

 

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l'efficienza alle attività navali estesa per oltre 90 ettari con uno sviluppo di 4,5 chilometri di banchine, ha visto migliaia di lavoratori manipolare l'amianto (per esempio presso l'officina calderai e coibentatori e in tutte le opere di manutenzione, sostituzione di pezzi di unità navali di superficie e subaquee e degli arsenali). In un certo periodo questa sostanza era letteralmente ovunque: materassi, nastri, baderne, fili, corde trecciate, piastrelle e tessuti. Non stupiscono, quindi, alcuni dati emessi dagli screening epidemiologici condotti nella provincia di Taranto, che evidenziano come nella città ionica per esempio nell'anno 1997 il 40 per cento dei decessi per neoplasia è stato dovuto a tumore al polmone (fonte: Ministero della sanità). Lavorazioni simili a quelle dell'Arsenale di Taranto erano riscontrabili anche in quello di La Spezia. Non a caso questa provincia vanta il triste primato nei decessi per malattia conseguente all'esposizione ad amianto.
      Questa nostra proposta di legge parte non da un punto di vista corporativo, ma da una vicenda specifica particolare, intimamente connessa con una considerazione pratica. Se, in via generale, non è sempre facile accertare, a distanza di anni, la lavorazione della sostanza, ancor meno risulta facile accertarlo in un contesto militare, di per sé molto meno accessibile. C'è dell'altro: la disciplina vigente non comprende tra i soggetti beneficiari dei diritti pensionistici i dipendenti pubblici, ma solo coloro che lavorano in imprese private, lasciando fuori i dipendenti statali non militari.
      Obiettivo di questa proposta di legge è quindi quello di novellare la disciplina legislativa per superare un'odiosa esclusione. Riteniamo che una problematica così particolare e spinosa non vada più regolata a mezzo di decreti ministeriali e circolari dell'INPS, bensì meriti un intervento normativo compiuto.
      L'articolo 1 introduce conseguentemente tra i beneficiari del trattamento pensionistico agevolato i lavoratori civili del Ministero della difesa e l'articolo 2 individua l'ufficio competente per verificare la sussistenza dello status di soggetto esposto all'amianto.
 

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